Continua l’intervista a Sergio Davì, che ha da poco concluso la Ocean to Ocean RIB Adventure a bordo del gommone Nuova Jolly Prince 38 CC, spinto da una coppia di fuoribordo Suzuki DF300B, che lo ha portato da Palermo a Los Angeles.
Nell'articolo precedente, Sergio ci hai raccontato le performance dei motori durante questo viaggio. Scopriamo di seguito altre curiosità del viaggio.
Qual è stata la tratta più veloce e quale la più lenta?
“Sicuramente il tratto più veloce e che mi ha anche stupito, è stato dalle Isole Canarie a Capo Verde, cioè la Gran Canaria-Mindelo, quando, malgrado avessi il gommone molto carico di carburante per poter affrontare le quasi 900 miglia nautiche, sono riuscito a mantenere una buonissima media. Come tratto più lento possiamo dire quello da San Carlos a Ensenada a causa di un costante e fortissimo vento di prua che mi ha accompagnato per tutta la tratta”.
Dopo così tante ore di navigazione, quando vedi terra cosa pensi?
“Mi sento emozionato perché fare gli atterraggi con un natante è un’esperienza incredibile. E soprattutto, quando vedo dei posti nuovi sono sempre estremamente curioso”.
Riguardo i porti, dove è che ti hanno accolto meglio e dove invece ti saresti aspettato di più?
“In generale posso dire di non aver avuto in alcun posto problemi di accoglienza. Praticamente ovunque ho ricevuto calore oltre che ospitalità. La gente locale è sempre stata molto gentile; ero atteso in tutti i porti (grazie soprattutto al lavoro di organizzazione svolto sia prima della partenza sia durante il viaggio). Ovviamente culture diverse, accoglienze diverse. Pertanto non posso dire di aver avuto un’accoglienza ‘peggiore’ in qualche posto, forse, più che accoglienza peggiore, inizialmente in Messico è stato un po’ problematico approdate nel primo porto d’ingresso, a causa delle lungaggini burocratiche. Tuttavia la gentilezza e la disponibilità dei locali non è mai mancata”.
Un momento particolare che hai vissuto durante l’Ocean to Ocean RIB Adventure?
“È accaduto a Puerto San Carlos, in Messico, perché lì non esistono marina e ho dovuto ormeggiare Aretusa Explorer – Davì ha battezzato così il suo Prince 38 con i due fuoribordo Suzuki DF300B - a circa 250 metri dalla riva. Nonostante ciò, quando c’era la bassa marea il gommone sembrava come ‘seduto’. Guardarlo da lontano, dalla finestra della mia camera, mi ha dato una certa suggestione, quasi malinconica, come se l’avessi lasciato lì da solo in mezzo all’immensità dell’oceano”.
La cosa più affascinante che hai visto?
“Il gioco fra le correnti, le maree e il vento. Il mare che da calmo diventa mosso in un attimo e il cambiamento repentino del meteo in alcuni posti”.
Il momento più felice durante quest’ultimo raid?
“Sicuramente quando sono arrivato in Guyana Francese. È stata un’emozione incredibile, come lo è stato anche attraversare il Canale di Panama. Da questo punto di vista mi sono sentito davvero un privilegiato ed ero felice come un bambino”.
Come ci si alimenta durante una traversata così lunga?
“In realtà non cucinavo. Ho acquistato una buona dose di cibo in scatola assortito (tonno, piselli, contorni di verdure ecc.) e pane in cassetta, perché è molto più agevole per soddisfare i pasti della giornata in navigazione. Soprattutto durante la prima parte del viaggio, quando faceva ancora freddo, assumevo anche della cioccolata in barrette, mentre durante le soste, approfittavo per mangiare la cucina tipica locale che oltre a far bene allo stomaco ha fatto bene anche all’animo”.
Parlaci del Canale di Panama, quando sei passato da un Oceano all’altro...
“Attraversare Panama è stata un’esperienza incredibile. Io l’ho sempre immaginata, ho visto dei documentari, studiato sui libri, visto su Internet ed è veramente impressionante attraversarlo con un mezzo piccolo come l’Aretusa Explorer. Passare chiuse, su chiuse e ritrovarsi nel lago che poi ti porta nell’Oceano Pacifico è un’esperienza veramente unica. Ti senti piccolo in questa enorme struttura che funziona da sempre 24 ore al giorno e dove tutto deve funzionare alla perfezione. Immaginate solo per un attimo se il canale di Panama improvvisamente venisse chiuso… sarebbe un guaio enorme!”.