“Il periodo delle vacanze natalizie mi ha segnato un po’ in termini di emozioni e stati d’animo – ha spiegato Davì - navigare durante le festività e pensare a mia moglie, mio figlio, ai miei cari che erano tutti a casa, mi ha dato senza dubbio tanta nostalgia. Naturalmente mi mancavano anche le mie cose quotidiane: il mio riposo sul divano mentre guardo un film, la comodità di casa mentre mangio un piatto di pasta... Tutte cose che però vengono compensate dalle soddisfazioni ricevute durante la navigazione”.
Certo, perché oltre al fisico bisogna curare anche l’aspetto psicologico che può compromettere l’intera operazione.
“La fatica psicologica è per molti versi più gravosa di quella fisica. Pertanto – continua Davì - cercavo di mantenere sempre la mente fresca e lucida, impegnandomi a gestire al meglio la stanchezza mentale. Solo in questo modo si può gestire di conseguenza anche quella fisica. Quando ero a terra, ad esempio, mi concedevo delle lunghe camminate per smaltire psicologicamente il peso delle lunghe ore trascorse a bordo”.
Lo stress fisico invece come si combatte?
“Recupero le fatiche fisiche distaccandomi da quello che sto facendo e pensando ad altro. Riposando ovviamente in hotel, ma soprattutto cercando di rilassarmi quanto più possibile, per recuperare le forze per affrontare al meglio la tappa successiva”.
A terra ci si può concedere un po’ di relax, durante la navigazione, invece, come quella di 6 giorni ininterrotti della traversata oceanica, come si vive?
“Durante navigazioni così lunghe mi passa davanti l’intera vita. Penso tantissimo al passato ma anche al futuro. Immagino gli atterraggi nei vari porti e come possano essere i posti in cui approderò, la gente che incontrerò, le esperienze che vivrò. Mi tengo anche molto impegnato attraverso il monitoraggio delle strumentazioni per il controllo della rotta e dei consumi e infine ascolto la musica”.
Dal punto di vista più squisitamente tecnico, qual è stata la preoccupazione maggiore durante l’ultima avventura?
“Sicuramente è stata quella di tenere sotto controllo tutto e di mantenere il gommone e i motori sempre in sicurezza, controllandone continuamente il corretto funzionamento di ogni cosa”.
I fuoribordo Suzuki DF300B saranno stati sottoposti a dure sollecitazioni, soprattutto durante la tappa di navigazione più lunga, i sei giorni di navigazione necessari alla traversata da Capo Verde alla Guyana Francese: li hai mai spenti?
“Mai, né di giorno né di notte! Anzi, in notturna la velocità di crociera era quasi pari a quella diurna. Solo in alcuni casi riducevo di poco la velocità e attivavo il pilota automatico, ma sostanzialmente non c’è stata tanta differenza tra notte e giorno”.
Sono stati necessari rabbocchi d’olio ai fuoribordo Suzuki durante la navigazione?
“Assolutamente no. Non ho mai rabboccato l’olio durante la navigazione e, cosa importante, non ho mai rabboccato l’olio neanche tra un tagliando e l’altro”.
Continuiamo a seguire Sergio e le sue avventure, per sognare con lui i prossimi viaggi.